Jolanda Insana

JOLANDA INSANA - Copyright  Enzo Eric Toccaceli
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Più non riconcilierà Abele e Caino
(da Jolanda Insana, Tutte le poesie, Milano, Garzanti 2007)

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non tirerà più la catenella dell’acqua
e io che sto al piano di sopra
non sentirò lo sciacquone
e se ora mi capita di sentirlo
so che la sua mano non c’entra nulla
con tutto questo gorgòglio e brontolio
di acque strozzate nelle tubature
perché realizzo che sono a Roma
e non a Messina
ma il trasalimento resta lo stesso
di quando ragazza abitavo la stanza di sopra
e sentivo i suoi rumori
e ogni volta è un soprassalto

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più non parlerà
e non ci sono tenaglie per tirare la lingua
quando la morte vince e inghiotte la parola
ma ricordarsi e scambiarla di contrada in contrada
sguittìo sussurro fremito di corde o balbettìo
e sia la morte padrona assoluta dell’ultimo fiato

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non farà più giorno
e più non accende la luce

più non avrà colpi per la giostra
e più non lancia anelli al pesce rosso

non raccoglierà più gladìoli in mezzo al grano
e più non strappa al gelso foglie per i bachi

più non si toglierà le spine
e più non succhia favi di miele

non schiaccerà più noci con le mani
e più non apre cozze col coltello

più non perdonerà
e più non accoglie il nemico

non sceglierà più gelato di fragola e limone
e più non sviene

più non tirerà la vita alla vita
e più non dà l’acqua ai fiori di cera

non metterà più capperi sotto sale
e più non ammolla il tonno salato di Milazzo

più non si scrollerà colpe
e più non ha vergogna

non intreccerà più corone di sorbe
e più non scioglie nodi e fiere contorte

più non si sbilancerà per acchiappare
il bambino che cade
e più non cade inciampando nel tombino

non andrà più in giardino
e più non resta chiusa nella casa fortino

più non sentirà la katabba di sant’Agata
e più non fa la novena

non ci sarà non ci sarà e ci sarà
finché c’è la parola che la dice

non fa
nulla può fare nulla può più fare
e nel sogno ha fame e chiede cibo

più non accudisce né picchia

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