Il Semaforo Blu
Lettura in musica di storie tratte dalle “Favole al telefono” di Gianni Rodari
© 2019 Alessandro Giuliani
La giostra di Cesenatico
Musiche di Marco Della Sciucca e Francesco Sbraccia
La guerra della campane
Musiche di Federico Del Principio e Paolo Di Rocco
Il semaforo blu
Musiche di Claudio Perugini, Giuseppe De Cusatis e Emanuele Marino
Il re Mida
Musiche di Mariella Di Giovannantonio, Jacopo Petrucci, Simone Morgia
Il filobus numero 75
Musiche di Giovanni Guarrera, Marco Pennese, Chrisian Fantone
Quanto pesa una lacrima?
Musiche di Mauro Cardi
Freon Ensemble
Laura Polimeno, voce e voce narrante; Caterina Bono, violino; Stefano Cardi, chitarra classica e elettrica; Indiana Raffaelli, contrabbasso; Rodolfo Rossi, percussioni.
Il fanciullo e gli incantesimi
spettacolo per voce narrante, coro di voci bianche e ensemble da Maurice Ravel
a cura dei compositori Mauro Cardi, Giulio Castagnoli, Azio Corghi, Matteo D’Amico
Progetto scenico ed elaborazioni grafiche di Alberto Catalano
Luci Sandro Vittori
Prologo di Sandro Cappelletto su musiche originali
(Prologo alla I parte)
Giulio Castagnoli: Preludio a l’Enfant (1998) – Mauro Cardi: Levar (1998)
(Prologo alla II parte)
Matteo D’Amico: Ploc (1998)
Freon Ensemble direttore Stefano Cardi
Voce recitante Mirella Mazzeranghi
Voce su nastro Susan Long
Coro di voci bianche della Scuola Popolare di Musica di Testaccio e della Scuola Media “Giacomo Devoto” Maestro del coro Amedeo Scutiero
Con quali giocattoli gioca Ravel? Quali incantesimi provoca la sua musica? Prologo I Prologo IIPresentazione
L’Enfant et les Sortilèges, Fantaisie Lyrique di Maurice Ravel su testo di Colette che ha ispirato questo spettacolo, ha come protagonista un bambino svogliato, che non vuole fare i compiti, disubbidisce alla mamma, gioca con crudeltà con gli oggetti e gli animali della sua stanza, subendo infine la loro reazione, i loro sortilegi, e restando solo. Otto giorni aveva impiegato Colette per scrivere questa storia (dedicata a sua figlia) e otto anni impiega Ravel per comporre la musica. Il soggetto dell’opera, magico e quotidiano insieme, ricco di fantastiche metamorfosi, offre a Ravel l’occasione per coniugare i più disparati linguaggi musicali, la vertigine della mescolanza rappresenta, per dichiarazione stessa dell’autore, il gioco che anima l’intera composizione: ”Vi è dentro di tutto e forse ve ne accorgerete… c’è Massenet, Puccini, musica americana, Monteverdi!”
Volendo strabiliare il compositore mette in campo un’orchestra da effetti pirotecnici che gareggia con la vocalità dell’opera. Come un fanciullo con curiosità e stupore, ma anche con spirito immaginifico e deformante, Ravel indaga nello scaffale della sua memoria musicale su gli oggetti che meglio si prestano al suo gioco: se ne impossessa e li restituisce trasformati dall’esperienza e con quel senso di incolmabile distanza dell’adulto.
La nostra proposta de “Il fanciullo e gli incantesimi” vuole inserirsi in questo processo metamorfico che può diventare infinito. Come i bambini e come Ravel abbiamo smontato il nostro “oggetto” per vedere “cosa c’era dentro”.
All’atto del rimontare abbiamo scelto gli elementi che sono diventati gli oggetti della nostra stanza per iniziare a giocare:
• Un ensemble dove gli strumenti, sottraendo il canto alle voci dell’opera, diventano i personaggi nella trascrizione della partitura realizzata dai compositori Mauro Cardi, Giulio Castagnoli Azio Corghi e Matteo D’Amico.
• Una voce recitante, che sottraendo il testo al canto, diventa anch’essa personaggio grazie alle parole di Colette, e introduce alla storia.avvalendosi del Prologo scritto per l’occasione da Sandro Cappelletto su musiche originali di Castagnoli, Cardi e D’Amico.
• Un coro di bambini in scena che interpreta le rane e gli altri animali, e i numeri nella Scena dell’Aritmetica.
• Una serie di immagini create da Alberto Catalano con un alto livello di astrazione, che evocano le scene teatrali, sono proiettate su un grande telo e appaiono più o meno diafane, facendo apparire e scomparire i personaggi-strumenti, avvolgendoli in una fantasia cromatica e luminosa.
I PARTE
1) La mia stanza
2) Non ho voglia di fare i compiti e la mamma mi punisce
3) Rompo la tazza e tiro la coda al gatto…..
4) Il ballo della poltrona
5) L’orologio è impazzito!
6) La tazza e la teiera
7) Il fuoco m’insegue
8) I pastori escono dal muro
9) Il libro delle favole
10) La mia Principessa
11) Mio Dio è l’Aritmetica!
12) I gatti
II PARTE
13) Il mio giardino di sera e le rane
14) Gli alberi che ho ferito
15) La libellula che ho infilzato
16) Il pipistrello che ho bastonato
17) Danza delle rane
18) Lo scoiattolo e la rana
19) La gabbia dello scoiattolo
20) Tutti gli animali in giardino si amano ed io sono solo
21) Aiuto è la vendetta!
22) Ho salvato lo scoiattolo e ora mi vogliono bene
23) Mamma!
Variationskreisel
da un’invenzione di Robert Musil- Sette compositori scrivono sui colori
Testi di Descartes, Wittgenstein, Gauguin, Goethe, Klee, Melville
Realizzazioni nei centri di musica elettronica Agon (Milano), Edison (Roma), Gramma (l’Aquila)
Fausto Sebastiani Journal Romantique (dal diario di Delacroix)
Giulio Castagnoli Mare al mattino (da Kavafis)
Gabriele Manca Acromatopsia (da Goethe e Wittgenstein)
Alessandro Cipriani Still Blue Homage to Derek Jarman
Mauro Cardi Manao Tupapau (da Gauguin)
Rosario Mirigliano La tela dell’aria (da Rilke)
Michele Tadini “Teatro della luce” (da Melville)
Freon Ensemble Direttore Stefano Cardi
Uno spettacolo sul colore realizzato da sette compositori e da un gruppo di solisti. Regia della luce ed elaborazione elettronica sono parte integrante della composizione.Presentazione
«Il bianco ci colpisce come un grande silenzio. Il giallo limone squillante ferisce a lungo l’occhio come un acuto squillo di tromba ferisce l’orecchio. Su uno sfondo nero qualsiasi colore,anche se ha un suono flebile, sembra forte e preciso. Il colore è il testo. L’occhio è il martelletto. L’anima è un pianoforte con molte corde.» Vasilij Kandinskij
In questo concerto sette novità assolute di autori italiani (Mauro Cardi, Giulio Castagnoli, Alessandro Cipriani, Gabriele Manca, Rosario Mirigliano, Fausto Sebastiani e Michele Tadini) sono riunite dal tema comune della relazione tra musica e colore. Il titolo VariationsKreisel è ispirato al nome che il Musil ventenne ha dato ad una sua invenzione: una sorta di trottola per la percezione cromatica dei colori. Quest’informazione che ci è giunta casualmente ha dato il via all’idea della serata concepita come progetto comune ma anche come ricerca personale di ciascuno dei sette compositori verso una propria relazione con il mondo dei colori attraverso la fonte di ispirazione più vicina: un testo letterario (Rilke, Kavafis, Melville), un pittore (Gauguin, Delacroix), un testo filosofico (Wittgestein), un regista cinematografico (Jarman).
Il riferimento ai colori che è alla base del progetto passa attraverso le definizioni e le riflessioni di non pittori o di pittori dilettanti (come Goethe) o attraverso l’acromaticità del Klee poeta. Un viaggio nel colore come laboratorio intellettuale nel quale analizzare i rapporti tra logica ed esperienza. Un colore filosofico, materia di riflessione sul rapporto tra linguaggio e percezione, tra analisi filosofica e spiegazione scientifica; rapporto, ancora una volta, tra esperienza logica e resoconti empirici della percezione vissuta dei colori.
I colori secondo Goethe, possono essere categorie formali che la mente elabora per rendere la visione del mondo conforme al proprio ordine interno, la mente formula le coordinate in cui i moti indistinti possono farsi fenomeni chiari e distinti. Dunque i colori non sono cose della natura ma della mente.
La grammatica del vedere è quel fitto reticolo di convenzioni, di semplificazioni logiche, di approssimazioni che ci permettono di dire “Questo è verde”; vediamo l’albero verde non perché sia verde, è verde soltanto nella categoria delle sensazioni luminose che chiamiamo verde; questo consenso circa la visione colorata del mondo è uno dei fattori di coesione della società. Potremmo dire, con Wittgenstein: “Come faccio a dire che un colore è verde?, la risposta potrebbe essere “Perché ho imparato l’taliano”.