Testi di Catia Dal Monte


LA PROFEZIA
“ 28 agosto 1812………

………..questo caro fanciullo, creda a me,signora cugina, è una stella di prima grandezza che sorge scintillante di vera luce per essere ammirato un giorno dalla colta Europa……. Da qui nasce il bisogno dei grandi sagrifizi che ella dovrà fare per la sua educazione, fossero anche al di sopra delle di lei forze”

Maria è accanto alla finestra del soggiorno, legge e rilegge quella strana e pesante profezia del cugino Patroni.

Maria gli aveva  chiesto consiglio per l’educazione del suo unico figlio maschio, il suo adorato Giuseppe, il piccolo Pippo, così sensibile e intelligente , così pronto  a imparare. Ora, di queste parole è ad un tempo orgogliosa e intimorita. Sarà vero quello che il cugino le dice? E riuscirà lei a guidare questo figlio alla vita?

E’ quasi sera,  dalla finestra entra l’aria del mare che sa già un po’ d’autunno. Maria rabbrividisce, raccoglie lo scialle attorno alle spalle magre e accosta le tende.  Il pensiero ritorna al quotidiano, presto si dovranno riaccendere le stufe e i caminetti, dovrà pensare ai vestiti pesanti per le ragazze, si starà di più in casa, il tempo passerà più lento.

Intanto Pippo, che  ha solo 7 anni,   gioca  a rincorrere il gatto   nella stanza accanto, dove di solito studia,  nella breve pausa consentitagli dal  precettore fra una lezione e l’altra.

Maria  socchiude adagio  la porta, accarezza con gli occhi la fronte pallida del figlio, si intenerisce per il suo buffo modo di muoversi. Giuseppe ha i capelli chiari e lunghi sulle spalle,  il visetto tondo contrasta  con le gambe ossute .

Improvvisamente il bimbo si gira verso la porta e il suo sguardo chiaro incrocia quello severo della madre.

Maria sussulta suo malgrado  e mentre  rivolge veloce una preghiera al Dio che sempre la sostiene sente distintamente che il cugino Patroni  non è lontano dal vero.

 

FRANCESCA
Gennaio 1838

Come potrà dirgli di Francesca?

Francesca non c’è più, se ne è andata il 18 gennaio.

Era così debole ,sempre malata, e quella tosse…..

La piccola Cichina era la sorella prediletta di Giuseppe, con lei si confidava da lontano, di lei chiedeva in ogni lettera , prima che del padre, prima che delle altre sorelle, e di Francesca  era sempre  il post scriptum nelle lettere di Maria .

E adesso? Giuseppe è lontano, inseguito, perseguitato, costretto a vivere nascosto come un delinquente, lui ,anima candida e grande, lui, così generoso del  suo tempo e della sua vita.

Maria pensa e ripensa,  ricaccia in gola le lacrime per la figlia perduta, sostiene il marito non mostrando mai gli occhi rossi, prega silenziosa nel letto fino a che non viene l’alba, confida come sempre in quel Dio che mai l’ha tradita.

Ma Giuseppe,il suo Giuseppe……… Giuseppe  ha bisogno di lei, della sua forza, della sua fede, non può da solo affrontare anche questo.

E’ una mattina gelida di gennaio, il vento sibila nei carrugi, il mare ha il colore del ferro.

La casa è fredda, i lumi spenti,  solo in cucina c’è calore e luce,  la cuoca è appena tornata dal mercato e si appresta  a preparare il pranzo.  Maria si veste in fretta, l’abito nero mortifica la sua figura già scarna, scende le scale al buio, portando con se’ quello che le serve per scrivere.  Si siede al grande tavolo di cucina, dice buongiorno alla cuoca, sistema sul tavolo il calamaio e un paio di fogli bianchi. Non sa perché è lì, ma è confortata dal calore del grande camino e anche dalla presenza familiare della donna  che continua  le sue faccende senza parlare.

Maria conserva  negli occhi il sorriso gentile di Francesca, ha nelle orecchie il martellare impietoso della sua tosse …. ma Giuseppe è lontano, Giuseppe è vivo, bisogna sostenerlo e dargli forza, anche quella che ora Maria   sente di non possedere.           Asciuga gli occhi veloce e  si china sul foglio bianco che presto si  riempie di piccoli segni decisi .

“Mio buon figlio, nel darti la mesta notizia della perdita di nostra Francesca, oso sperare che l’idea, il pensiero di me e del padre saranno forza a sopportarne tutta l’acerbità……….  in me l’idea tua è possente scudo  a darmi tutta la forza morale possibile, spero che lo stesso sarà di te, pensando alla madre tua…..”