Se In Corde ha deciso di salire sul carro del 150° dell’Unità Italia, non è per mera ricorrenza, ma a causa di convergenze poco note ai più, ma molto solide, tra il mondo della chitarra e alcuni fra i principali protagonisti del nostro Risorgimento.
Ugo Bassi, Ciro Menotti e Massimo D’Azeglio, suonavano la chitarra, ma il vero cultore del nostro strumento era proprio Giuseppe Mazzini, del quale si conosce la passione per la musica, mentre assai meno nota è la sua predilezione per questo strumento e il livello quasi professionale della sua pratica esecutiva.
Il nostro patriota scrisse una Filosofia della musica, opera in cui si attribuiva alla musica un forte valore sociale; non è un caso infatti che egli si sia messo in cerca di un autore per la stesura di un Inno degli Italiani, contattando dapprima Giuseppe Verdi, ma dirigendo poi la sua scelta verso il brano di Goffredo Mameli e Michele Novaro, divenuto poi l’attuale Inno d’Italia.
La musica e la pratica chitarristica ricoprivano un ruolo importante nella vita del Mazzini, e, a questo proposito, molto ci dicono le lettere inviate alla madre dai luoghi dell’esilio, lettere che ci hanno permesso di venire a conoscenza dei suoi gusti musicali e delle sue preferenze riguardo ai repertori per chitarra. Spesso, lamentando il difficile reperimento di spartiti, Mazzini chiedeva alla madre che gli venissero spedite le musiche dei suoi autori preferiti; le sue scelte testimoniano come egli potesse affrontare un repertorio tutt’altro che semplice.
A queste scelte ci siamo ispirati per delineare il repertorio ed il programma della prossima edizione del Festival In Corde, che vedrà quindi rappresentati i repertori degli autori cari a Mazzini (Giuliani, Legnani, Paganini e altri).
Insieme alla presenza della chitarra “nei salotti” della scena risorgimentale, abbiamo voluto prendere in considerazione anche l’esistenza di un piano socialmente parallelo in cui il nostro strumento è protagonista seppur con un ruolo e un linguaggio assai diverso: il mondo della narrazione cantata, la tradizione dei Cantastorie. Sia nel Nord che nel Centro e Sud Italia, anche se con caratteristiche diverse, il cantastorie era un personaggio che, come appare da testimonianze e iconografia dell’epoca, si accompagnava spesso con la chitarra per esibirsi nelle pubbliche piazze raccontando in musica storie e gesta della vita sociale e politica del tempo, e vendendo fogli volanti su cui erano stampati i versi da lui composti. I personaggi e le storie del Risorgimento, così come poi sarà per gli accadimenti e gli aneddoti relativi alla Prima e alla Seconda Guerra mondiale, e ad ogni altro evento socialmente e storicamente rilevante, divenivano così oggetto di componimenti in rima, costruiti su semplici e orecchiabili melodie e su armonie altrettanto fruibili, in cui la voce si appoggiava ad uno strumento, in genere una chitarra. Abbiamo voluto rappresentare anche questo aspetto del modo in cui il nostro strumento “accompagna” la storia risorgimentale, dedicando uno spazio del Festival ai cantastorie e alla musica da loro eseguita, in cui è così forte il ruolo della parola ma non meno importante quello della musica. All’inizio del ‘900, una delle cantastorie più note dell’epoca, Lucia de Antiquis, si accompagnava con una bellissima chitarra-lira della liuteria di Mozzani. Questa chitarra è adesso in possesso della nipote, Edda de Antiquis, e dell’Associazione Italiana dei Cantastorie Ambulanti (AICA) fondata dal figlio di Lucia, Lorenzo, il cui intento è quello di mantenere viva la tradizione dei cantastorie nel nostro secolo e oltre.
Come ogni edizione In Corde propone uno spazio espositivo, la Mostra di liuteria italiana dal Risorgimento agli inizi del Novecento, che vanta come punta di diamante la Gennaro Fabricatore del 1821, appartenuta a Mazzini, ottenuta grazie alla gentile concessione del Museo del Risorgimento di Genova che la custodisce; la mostra si terrà a Palazzo Tozzoni di Imola nei giorni del festival e fino al 13 novembre.