Elisa Davoglio

elisadavoglio
photo©DinoIgnani

.

.

Dal Poemetto “La Mala Ora”

«Prima della famiglia, dei genitori, delle sorelle e dei fratelli viene l’onore della società». E cos’è la società? «Una palla di sangue che gira tutto il mondo, calda come il fuoco, fredda come il ghiaccio e umile come la seta». E cos’è l’affiliato? «Un leone legato con una catena di ventiquattro maglie e venticinque anelli». E quanto vale? «Quanto una piuma d’oro esposta al vento».

dal rituale di affiliazione (detto Battesimo) della ‘Ndrangheta calabrese

A Polistena, quando nasce un bambino in una ‘ndrina, il capo locale va a far visita al neonato e gli taglia le unghie. E’ la piuma.

La storia criminale della piuma sarebbe iniziata con l’omicidio di un ragazzo del suo stesso paese, poiché offese con gesti osceni sua sorella. Pare che la verità fosse molto meno eroica: scendeva lungo il viale principale con l’auto in folle per mancanza di benzina. Era l’ora dello struscio e nella confusione urtò leggermene le gambe di una ragazza che camminava con alcune amiche. Ne nacque una lite che degenerò. Sparò e uccise.

.

.

La mala ora (ogni)

il mattino con un lato lungo di pioggia che dilava la serpe
schiacciata dal piede nudo del Miracolo
dove si consuma la devozione a forza di piegarsi

incantati dalla serpe
nell’intercetta
(1) della scelta, a fissarsi destinazione sparsa
per proporre altro fiato dove

vicino si mangia gelati

visuale decisiva per sganciare le fionde
(attento mira bene come nell’infanzia alle lattine o a occhi di randagio)
punta che era la mira da uno sguardo che si gira già saggio
negli occhi l’aureola di vertigine
(anche sul muso delle lattine presente quando cadono)

nel poco scarto dietro l’isolato
si trattiene la statua dalla serpe sotto ai piedi

dove ci si rifugia a tentennare
troppo lontani dall’ora in cui prendemmo il largo
deviazione assolta dopo la preghiera

(1 nella geomteria analitica si dice intercetta l’ordinata del punto di intersezione di una retta con l’asse y)

.

.

la fuga (ogni)

non stringe sete
l’acqua che sgorga gialla
dall’angolo di un fiato
di un pesce quasi morto

(non si ha più voglia di bere
da annegati)

si scioglie l’aspetto composto
della direzione
davanti a un boccheggiare
che si rovescia calmo
in più ultimi respiri
prova di uno stagno privo di riflesso
grigio di putredine argento

inciampando nella pozza d’acqua,
ritira il corpo e il piede
inzuppato di tutta la sete
ora incolore
questa è la morte
convessa nella pupilla
di un pesce artico

– poco dopo ha massaggiato
nella pelle delle mani
tracce di un’impronta ricavata dal vivo
la riconosce nel fondo della pozza
quando vi attinge a bere –

.

.

il ritorno (ogni)

una delizia tutta prosciugata nell’asola
che si allenta

(tendili, i fili della seta)

prosegui lungo il quartiere
andatura più calma
(piano, dici)

i fili cedono dopo la corsa
e cade un bottone

(lei, dove è umile come)
ha la schiena che si tende

come il filo
quando lo lavora e chiude
asole di nuovo

quante volte – contale

fa un numero che ti sfugge
quanto i passi per svoltare

la strada denutrita

nei resti davanti alle porte

non stringerli troppo i fili della seta

il tempo forma nodi
(contali
fa sempre un numero che ti sfugge)

lei è più facile da toccare senza gli occhi
dietro dove la porti
cade tutto ma il rumore è lento

(si chiudano tutte le porte)

rimane il giorno da cucirsi addosso
anche se il bottone rimane, lento
lei lo spinge direttamente dietro l’asola
e costringe i fili

quale parte trattenere per prima,
e come si forma un nodo lo impari
(ascolta ho da dirti)

vuol dire cappio nel quale passare
una e una volta
l’altra estremità
(dire parole)

il filo inciampa nella crosta del suo dito
(il fuoco, con l’ago per affilare)
disorienta
(ero vicino ma non c’ero oggi io al chiosco dei gelati
segnali di deviazione lungo il percorso del lavoro)

.

.

la notte (ogni)

cantilena di una piuma
d’oro

innocuo inginocchiarsi e proseguire poi
a sognare il tragitto di una fionda
a tremare come l’aureola delle candele
davanti alla statua che schiaccia la serpe

il soffio di vino e nausea a calarti nel sonno
ancora senza voglia

il rumore che insiste
è solo la punta malata di un tirante

(
un anello della maglia che lo lega, il leone)

nel letto se ti muovi

trasparente hai perso
la direzione dopo un tocco

smarrendo aria
torni carne
dall’immagine di te

la pelle di sé
raggiunta dalle mani
mortifica i resti
(non c’è vento da esporvi la piuma)